Il Colloquio Psicologico
Alla base della psicologia
“A volte il guerriero della luce si comporta come l’acqua, e fluisce fra gli ostacoli che incontra.
In certi momenti, resistere significa venire distrutto. Allora egli si adatta alle circostanze. Accetta, senza lagnarsi, che le pietre del cammino traccino la sua rotta attraverso le montagne.
In questo consiste la forza dell’acqua: non potrà mai essere spezzata da un martello, o ferita da un coltello. La più potente spada del mondo non potrà mai lasciare alcuna cicatrice sulla sua superficie.
L’acqua di un fiume si adatta al cammino possibile, senza dimenticare il proprio obiettivo: il mare. Fragile alla sorgente, a poco a poco acquista la forza degli altri fiumi che incontra.”
[Coelho, Manuale del Guerriero della Luce, 1997, p.53]
L’avvio del rapporto con il paziente e il primo colloquio sono momenti delicati e ardui da affrontare, in cui si decide molto del futuro della terapia.
Il guerriero della luce di Coelho è come l’acqua. Non viene colpito o ferito dalle esperienze vissute. Non vi reagisce con atteggiamenti negativi, ma si adatta, cercando di perseguire, nei limiti imposti dalla realtà, i suoi obiettivi. Egli non si oppone, non resiste, ma si adatta. Qui, più che altrove, appare palese l’associazione tra il comportamento del guerriero della luce e quello della persona assertiva. Per questo risulta così efficace associare queste stesse parole al ruolo del terapeuta nel colloquio psicologico.
Anche lo psicologo deve apprendere ad essere come l’acqua. Deve essere in grado di evitare le difficoltà generate dalle resistenze del paziente, attraversarle senza scontrarsi con esse (“…fluisce fra gli ostacoli che incontra”). Deve lasciare il flusso della comunicazioni nelle mani del paziente, adattandosi ad esso senza imporre alcun argomento, senza imporre alcuna definizione (“Allora egli si adatta alle circostanze, Accetta, senza lagnarsi, che le pietre del cammino traccino la sua rotta attraverso le montagne”).
Evitando queste imposizioni, evita lo scontro aperto con il paziente, che distruggerebbe il percorso terapeutico (“In questo consiste la forza dell’acqua: non potrà mai essere spezzata da un martello…”). Il suo compito è quello di trasmettere nuove informazioni, riflettendo e parafrasando ciò che dice il paziente, mostrando nuove prospettive e provocando una reazione di insight. Questa è un’esperienza alla base sia del rapporto di fiducia, che della negoziazione per una definizione comune del problema e degli obiettivi (“L’acqua di un fiume si adatta al cammino possibile, senza dimenticare il proprio obiettivo: il mare”).
L’avvio del rapporto con il paziente e il primo colloquio sono momenti delicati e ardui da affrontare, in cui si decide molto del futuro della terapia. Una volta che il rapporto di fiducia è costruito, che il paziente è riuscito a scoprire prospettive alternative, che si è raggiunta una comune definizione di problema e obiettivi fino alla stipulazione di un contratto, il percorso diventa meno tortuoso, e la forza del terapeuta aumenta (“Fragile alla sorgente, a poco a poco acquista la forza degli altri fiumi che incontra”).
Il parallelismo tra il comportamento del guerriero della luce e quello dello psicologo nel corso di un colloquio psicologico è evidente. Ma la metafora di Coelho va molto al di là. Il guerriero della luce non è solo una rappresentazione metaforica del comportamento corretto del terapeuta. Rappresenta anche un modo di essere assertivo, uno stile di comportamento rispettoso nei confronti di sé stesso e degli altri, né passivo, né aggressivo. E, proprio per questo, dovrebbe appartenere almeno in parte al modo di essere del paziente, una volta terminata la terapia.
Il terapeuta/guerriero della luce ha il compito di far emergere (piuttosto che estrarre) il guerriero della luce dal paziente. In questo senso assume anche un ruolo di insegnante, dal quale il paziente apprende molto, anche sugli aspetti piacevoli di una relazione interpersonale, basata sull’accettazione incondizionata.
Se la terapia ha successo il paziente raggiunge una maggior consapevolezza delle conseguenze del proprio comportamento e delle proprie reazioni nei rapporti interpersonali. Queste consapevolezze sono la base del suo cambiamento, di cui egli è l’attore. Inizierà a modificare il proprio comportamento e, a questi cambiamenti, seguiranno reazioni diverse, e positive, da parte dell’ambiente che lo circonda. Questo è il meccanismo attraverso il quale il guerriero della luce inizia ad emergere. Il guerriero non è quindi uno stato definitivo che deve essere raggiunto, è più qualcosa interno a ciascuno di noi che può essere lentamente fatto emergere, senza tuttavia riuscire mai a scoprirlo del tutto.
Queste sono le due facce della metafora del guerriero della luce prese in analisi in questo scritto. Associata sia al psicologo che al paziente che, di fatto, a ciascuno di noi.
Non esiste un unico tipo di colloquio psicologico. Diversi autori hanno sottolineato diversi aspetti della comunicazionetra terapeuta e paziente distinguendosi soprattutto lungo un continuum che pone ai suoi estremi approcci totalmente direttivi e totalmente non-direttivi.
Per maggiori informazioni è possibile seguire il seguente link: Primo Collquio
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